IL VIGNETO

Duecento ettari vitati gestiti secondo il disciplinare di produzione (di cui 60 di proprietà), equilibrio ecosistemico e scelta delle pratiche colturali più idonee per esprimere al meglio il potenziale delle varietà impiantate: la filosofia produttiva di Principe di Corleone è frutto del connubio tra antiche tradizioni e capacità di rinnovamento.

Oggi Principe di Corleone può contare su circa 200 ettari vitati, di cui 60 di proprietà: una quota importante della superficie vitata è gestita con accordi diretti intrapresi con altri piccoli viticoltori, secondo un disciplinare agronomico approvato dalla famiglia Pollara. L’adozione di pratiche colturali in linea con prefissati standard quali-quantitativi e in equilibrio con l’ecosistema rurale e naturale dell’area, si aggiungono alla rinnovata attenzione per ciò che concerne l’interazione tra vitigno e terroir, con risultati vitivinicoli fortemente riconoscibili e di grande successo. La conoscenza e la gestione “storica” dei dati agronomici, climatici e produttivi per lo staff di produzione, assume, in tal senso, un valore straordinariamente importante, e non solo per verificare le tendenze di cambiamento del clima nel medio e lungo periodo, ma soprattutto per programmare e definire il risultato viticolo ed enologico in ogni vendemmia di Principe di Corleone. Il patrimonio ampelografico di Principe di Corleone conta i vitigni autoctoni della Sicilia e dell’areale quali Catarratto e Nero D’Avola e, per quanto riguarda quelli internazionali, Syrah e Chardonnay. Varietà impiantate oltre ai vitigni già citati sono anche Grillo, Moscato Bianco, Inzolia e Pinot bianco per le uve bianche; Nerello Mascalese, Merlot e Cabernet Sauvignon per le varietà a bacca rossa.
La maggior parte dei vigneti è allevata con il sistema di potatura Guyot; solo il Cabernet Sauvignon e alcune particelle di Merlot presentano un sistema di potatura a cordone speronato. Nel 2020 il processo di conversione al regime biologico certificato ha preso forma attraverso investimenti e assunzioni mirate di professionisti del settore, guidati dall’agronomo di famiglia, Pietro Pollara.

Il Vigneto

CORLEONE E L'ANIMA CONTADINA DELLA SICILIA

Dai gioielli artistici e architettonici del centro storico, a quelli naturalistici del Bosco di Ficuzza e del Gorgo del Drago: Corleone è protagonista della campagna siciliana.

La famiglia Pollara è alfiere dell’identità corleonese nel mondo del vino e la città e l’azienda costituiscono, da centotrent’anni, un binomio indissolubile di simbiosi sociale, economica ma anche artistica e turistica. L’anima agricola di Corleone vive attraverso i vini del Principe, ma anche attraverso le iniziative di ospitalità ed enoturismo che portano sempre più visitatori in una città già di per sé celebre per la storia di cui è messaggera. Dalle lotte dei Fasci Siciliani ai miti hollywoodiani, senza dimenticare il denso patrimonio monumentale e naturalistico del paese, Corleone negli ultimi anni vive in buona parte di turismo, tanto quanto di agricoltura, ed entrambe queste attività trovano la loro cifra più sostenibile e soddisfacente nelle iniziative della famiglia Pollara.

LE PRATICHE COLTURALI

Sensibilità, esperienza e conoscenza dei ritmi naturali sono solo alcune delle qualità necessarie all’agricoltore professionista che vuole ottenere risultati duraturi nel tempo e in equilibrio con l’ambiente.

La consapevolezza dei ritmi naturali è la premessa necessaria a qualsiasi attività agricola, ma nell’ambito viticolo ciò si accompagna ad un processo molto complesso di attività pre-raccolta effettuate su ciascun vigneto in base alle varietà impiantate. Due diverse potature, una invernale a fine dicembre, l’altra primaverile, precedono le fasi di spollonatura e di cimatura dei tralci fogliari al fine di permettere alla pianta di supportare tutto il processo di sviluppo dei grappoli fino a maturazione. Viene praticato inoltre l’inerbimento con piante ricche di azoto nei filari per garantire ai terreni il giusto apporto minerale. Ogni vigneto conta in media 5.000 piante per ettaro, con rese per pianta che variano da vitigno a vitigno ma anche in base all’età media delle viti che è di 25 anni.

Foto 1 Le pratiche colturali
Foto 2 Le pratiche colturali

In ordine crescente di resa per ettaro troviamo il Moscato, con cifre al di sotto dei 60 quintali per ettaro, poi lo Chardonnay con 70 quintali per ettaro, e man mano tutte le altre varietà con una media che non supera i 90/100 quintali per ettaro. Il monitoraggio delle uve in fase pre-vendemmiale avviene per campionatura nella fase di maturazione degli acini, in laboratorio per quanto concerne acidità, grado zuccherino e stadio maturativo ma anche, non meno importante, attraverso un attento esame visivo e assaggio sul campo dall’agronomo Pietro Pollara e dal suo team produttivo. La vendemmia, rigorosamente manuale ed in cassetta, inizia nella prima decade di agosto partendo dalle varietà bianche più precoci, arrivando a compimento tra fine settembre ed inizio ottobre con la vendemmia del Nerello Mascalese e del Catarratto, ultimo vitigno ad essere raccolto a Principe di Corleone.

LA DOC MONREALE

La DOC Monreale è il territorio in cui insiste la maggior parte dei vigneti della produzione di Principe di Corleone, un’area pedo-climatica storicamente ricchissima.

L’areale di Corleone e tutta la parte della provincia di Palermo, un tempo parte integrante dell’antica e potente diocesi di Monreale, si presenta come un susseguirsi di colline, pianure e boschi di macchia mediterranea, le cui condizioni pedoclimatiche sono un unicum in ambito vitivinicolo. L’interazione vitigno - terroir interviene in maniera sostanziale nelle caratteristiche varietali delle uve e, quindi, del vino. La composizione dei diversi suoli e la loro esposizione al vento, al sole e alle temperature compongono - stagione dopo stagione - un habitat sempre più idoneo alle diverse varietà impiantate, andando a definire il patrimonio ampelografico di riferimento del terroir corleonese. Una tipicità dei vini della DOC di Monreale che la famiglia Pollara oggi valorizza ancor di più anche grazie al recente rilancio di questo storico territorio. Principe di Corleone è il maggiore promotore del recupero e della preservazione di questa tradizione vitivinicola così importante ed unica al mondo, valori e identità raccontati nel Ridente Orlando che si fregia proprio della Doc Monreale.

BORGO SCHIRO'

Una piccola frazione a pochi chilometri da Corleone risalente alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso, che nasce con l’obiettivo di permettere agli agricoltori locali di vivere vicino alle terre da loro coltivate, evitando l’abbandono dei campi. Fu dedicato a Giacomo Schirò, militare diciannovenne ucciso in quegli anni.

A pochi metri del complesso aziendale di Principe di Corleone, sulle ondulate colline che caratterizzano la campagna siciliana, sorge Borgo Schirò, una delle prime città rurali siciliane risalente alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso. Un antico borgo che nasce con l’obiettivo di permettere agli agricoltori locali di vivere vicino alle terre da loro coltivate, evitando così l’abbandono dei campi; fu dedicato a Giacomo Schirò, militare diciannovenne rimasto ucciso proprio in quegli anni.

Oggi completamente disabitato, è tra le principali attrazioni turistiche della zona, comprendente - all’epoca dei fasti - una ventina di abitazioni, tra cui: una scuola, un negozio di generi alimentari, un barbiere, un ambulatorio medico, un ristorante, il municipio, la caserma, una tabaccheria (che rimase aperto fino agli anni ’90) e una chiesa con il suo parroco che nonostante il completo spopolamento del borgo vi abitò fino agli anni 2000.
Oggi Principe di Corleone è impegnato in un progetto di valorizzazione per determinarne una nuova e completa rinascita.

Foto per testo BORGO SCHIRO'